IL “POLO TECNICO DI ADRIA” ALLA SCOPERTA DI NUOVI MONDI 
CON ROBERTO RAGAZZONI 

Serata all’insegna dell’astronomia, lunedì scorso al “Polo Tecnico di Adria con l’intervento del dott. Roberto Ragazzoni astronomo presso l’Istituto nazionale di Astrofica di Padova, uno dei più grandi esperti al mondo di sistemi di ottica adattiva, ha inventato e realizzato numerosi dispositivi ottici per la correzione della turbolenza atmosferica, per l’osservazione del cielo a grandissimo campo e per l’identificazione di detriti spaziali, oggi utilizzati nei maggiori Osservatori astronomici del pianeta ed applicati anche in campo biomedico. 
Roberto Ragazzoni è uno dei personaggi più eclettici dell’intero panorama dell’astronomia italiana. Definirlo astronomo potrebbe sembrare riduttivo: “Chiamatemi astronomo pilota”, suggerisce. Perché il dott. Ragazzoni ha deciso di reinventarsi pilota d'aereo. 
 
In un’ora e quaranta minuti ha introdotto la numerosa platea in un affascinante viaggio illustrando le ultime frontiere della tecnologia della progettazione dei nuovi telescopi volti alla ricerca di nuove forme di vita spingendosi nell’indagine sino alle “frontiere” dello spazio più profondo.
“Il concetto di frontiera, spiega Ragazzoni, è una linea formaleche divide quello che conosciamo da quello che non conosciamo. Per gli antichi esploratori dell'Oriente il limite della frontiera era inteso in senso figurativo.
 Il fatto di osservare dentro le cellule o dentro l'atomo ci ha permesso di vedere cose che prima non vedevamo. Le stelle che guardiamo di notte fanno tutte parte della nostra galassia. Se, però, vogliamo studiare l'origine dell'universo dobbiamo andare a vedere oltre queste stelle servendoci di tecnologie sempre più sofisticate ed innovative. La frontiera non è necessariamente vicina o lontana, ma distingue quello che sappiamo da quello che ancora non sappiamo, o che stiamo cercando di approfondire.”
“Come la scienza degli esopianeti, una scienza relativamente giovane, se pensiamo che il primo pianeta extrasolare è stato scoperto 20 anni fa. Il primo pianeta vero diverso da quelli che si trovano nel nostro sistema solare e che, dunque, ruota attorno ad una stella simile alla nostra è stato scoperto nel 1995 da due astronomi svizzeri con un telescopio sulle Alpi, relativamente modesto, a quel tempo non c'era big science – gruppi numerosi e coordinati di scienziati e tecnici, grandi laboratori dotati di apparecchiature spesso costruite appositamente per il progetto di ricerca – nel senso che intendiamo oggi. Il pianeta in questione è il 51 Peg b: molto più grande di Giove e molto più vicino dell'orbita di Mercurio.”
“Ad oggi noi abbiamo scoperto più di 2000 pianeti. Statisticamente abbiamo capito che attorno ad ogni stella c'è sicuramente almeno un pianeta. A questo punto, in corrispondenza delle 6000 stelle, divise per emisfero, che vediamo ad occhio nudo, possiamo dedurre la presenza di 6000 pianeti.”
“Prima di Galilei si conoscevano 6mila stelle, oggi conosciamo 2mila pianeti extrasolari. Se in una notte senza Luna riusciamo a vedere 3000 stelle, significa che noi oggi non conosciamo neanche tanti pianeti quante le stelle che vediamo ad occhio nudo. Questo perché sono molto difficili da scoprire. E ovviamente stiamo parlando di pianeti più grandi, che ruotano attorno a stelle più vicine, che sono sicuramente interessanti, ma meno se andiamo a cercare pianeti dove può esserci la vita.”
“La maggior parte di questi pianeti non sono stati scoperti analizzando la loro luce, ma la loro ombra. Il trucco è quello di osservare 10mila stelle: di queste, 100 magari hanno le condizioni (geometriche) favorevoli per intersecare l'ombra del pianeta.”
“Occorre osservare tante stelle. E questo si può fare in due modi. Guardare in una porzione di cielo con tante stelle più deboli, ma vicine. Oppure, cercare stelle più brillanti distanti tra loro. Paradossalmente, è più facile lavorare su stelle deboli perché sono raccolte in un'unica regione del cielo.”
Al termine della conferenza, congedandosi dal dott. Ragazzoni, gli organizzatori hanno dato appuntamento al pubblico intervenuto a venerdì 21 aprile per la seconda “Notte della scienza e della tecnica” in cui sarà presente il dott. Matteo Meneghini, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Padova, che parlerà di luce ed energia con “Da Edison al premio Nobel per i led. Dialogo su luce, efficienza energetica e tecnologia”.